Lug 252010
 

Che dormita!!! …Boia! Chi ha detto che in grotta si dorme male????

Siamo arrivati alla grande frana dove ci siamo fermati l’ultima volta per mancanza di materiale; mi domando: “Qui dovremo montare il campo base?” Non capisco dove pensano di sistemare una piazzola per dormire, è impossibile! Fra lo stillicidio e questi massi instabili? Mi sa che sono un po’ matti!!! Invece riusciamo a creare un posticino spostando dei sassi e cercando di appiattire un

po’ il terreno, sistemiamo i teli termici e materassini, ma inevitabilmente

sotto le gocce d’acqua.

Non penso proprio che si possa dormire in queste condizioni, ma ci provo, mi infilo nel sacco a pelo con la speranza di dormire almeno mezz’ora o al massimo un’ora, invece, mi sono fatto una dormita di “6” ore russando a tutto polmone!

Mi sveglio con le voci dei compagni che stanno tornando dopo una punta a -800 e con la bella notizia che “continua”, mi alzo bello riposato e pieno di energia, boia de!! Allucinazione immensa!! sono ancora in grotta!! Non ci credo… avrei dormito ancora un po’ di più però dobbiamo liberare il posto a loro che ben meritano di riposare.

Mentre mi preparo per incominciare la risalita penso quanto sono fortunato di avere amici come questi che da quando ho incominciato ad andare in grotta pensano sempre a me per invitarmi a condividere avventure di esplorazione come questa.

Saluto al Tori, la Ivy, Mic e Riccardo che incominciano a dormire e parto insieme a Michele, Marco e la Ely, il ritorno non mi sembra vero… è cosi rilassato e veloce! Dormire funziona eccome!!

Una volta fuori penso di nuovo: “boia de!! Che dormita!!” La prima volta che dormo in grotta e cosi bene, mi sa che piaccio a Satanachia come lei a me, un’esperienza davvero bella… boia de!

Valerio Ulivi

Lug 252010
 
I Gruppi Speleo di Lucca e Forte dei Marmi proseguono la proficua esplorazione.
Ormai è la grotta più profonda della Val Serenaia e si avvia a diventare uno degli abissi più importanti delle Alpi Apuane.
Domenica 25 luglio sera: gli esploratori provati dall’avventura, ma galvanizzati dai risultati conseguiti, dall’ingresso di Satanachia trovano il tempo di diffondere la notizia ai rispettivi gruppi speleo. Gli sms e le telefonate si intrecciano: “Abbiamo ritrovato l’aria, di nuovo pozzi enormi nel marmo, siamo fermi su un ulteriore pozzo ma abbiamo finito il materiale. Quota stimata -800 e tanta, tanta aria!
Sono le frasi che mandano in estasi qualsiasi speleologo che faccia parte del team, magari occasionalmente assente a quella puntata, ma che alimentano in modo incontenibile il desiderio di scendervi alla prossima occasione.
Adesso l’esplorazione di Satanachia è diventata particolarmente remota dall’ingresso, di per sé non proprio comodo da raggiungere, posto alla quota di 1575mslm tra i marmi di Orto di Donna. L’ultima esplorazione ha richiesto una permanenza in grotta di oltre 30 ore e l’allestimento di un campo base interno posto alla profondità di -650m.
La morfologia dell’abisso, le caratteristiche idrologiche e la sua dislocazione, rendono infine Satanachia un importante laboratorio per la conoscenza dell’idrologia sotterranea della valle mai raggiunta prima così in profondità.
Hanno partecipato alla punta Andrea, Marco e Zairo del Gruppo di Lucca, Michele di Forte dei Marmi, Ivy e Mic del Lunense, Ely e Vale da Pisa.
Ulteriori news, immagini e racconti dei protagonisti su www.gslucchese.it
Lug 252010
 

La precedente cronaca si era fermata al meandro di -560. Verso fine Giugno le esplorazioni avevano infatti raggiunto questa discontinuità dell’andamento prevalentemente verticale della grotta. Dopo i cunicoli iniziali, infatti, Satanàchia si presenta come una serie di pozzi: durante la discesa non si abbandona la corda se non per brevi tratti.

A -560 metri dall’ingresso, l’acqua trova una strada orizzontale, dapprima in un meandro di marmo, poi in una frattura franosa.  Ma cosa c’è oltre il meandro? La grotta continua oppure no? Il meandro è solo un’interruzione della lunga sequenza di pozzi oppure è è un cambiamento definitivo di morfologia?

Da fine Giugno a fine Luglio il GSL e il GSFdM, decisi a trovare tutte le possibili prosecuzioni della grotta, organizzano una serie di nuove punte esplorative.

Il 26 e 27 Giugno una squadra va oltre il meandro: gli esploratori percorrono la via che, partendo da un passaggio nel marmo, si trasforma in una frattura quasi verticale in rocce meno “nobili”; dopo alcuni salti su una frana si giunge finalmente in una saletta nel marmo: da una cascatella parte un rigagnolo d’acqua che, sempre nel marmo percorre un meandro comodo fino ad una nuova cascatella; a questo punto saltini, pozzetti e una sala di crollo che sembra non avere prosecuzioni… ma non c’e’ piu’ aria, la via non e’ questa!

Andrea

La settimana successiva un’altra squadra ritrova la via: non bisogna scendere  ma seguire l’aria! E l’aria porta ad armare un traverso che, partendo dalla seconda cascata, conduce in una nuova frattura verticale: superato un piccolo diaframma di roccia si arriva finalmente ad un pozzo che conduce ad una grande sala di crollo.  Si scende al fondo della sala e dall’altra parte, si risale per una decina di metri: a questo punto la via è chiara, ma manca il tempo e l’organizzazione per percorrerla: si dovrà ritornare. La quota stimata di altimetro è, per il momento, -650.

Arriva il grande giorno, o meglio, il grande fine settimana. Il 24 Luglio, di buon mattino, alcuni membri del GSL, del GSFdM, del GSLunense ed altri amici da Pisa  si ritrovano al Rifugio Orto di Donna Alto. Sono le 8 di mattina, la giornata è splendida, l’aria cristallina, la Serenaia spettacolare. Prepariamo una punta con pernottamento in grotta. Entriamo a metà mattinata e arriviamo velocemente al fondo del p100 (che qualcuno suggerisce di  chiamare Pozzo del Cinquantesimo, in onore ai 50 anni dalla fondazione del GSL che ricorrono quest’anno). Michele del GSLunense si accorge che un masso, già instabile, è diventato davvero troppo pericoloso. Non si può farlo cascare, romperebbe le corde a valle, decidiamo di parancarlo su in posizione sicura. Agganciato con un fix, il sassone viene tirato su velocemente a braccia e depositato in un posto sicuro.

Michele vs diaframma: 1-0

Percorriamo la frattura ed arriviamo al diaframma di roccia: passiamo più o meno tutti agevolmente, tranne Michele del GSFdM: la sua corporatura possente non gli consente di passare. Sono attimi di incertezza: che facciamo? Torniamo indietro? Chi di noi torna su con Michele? Nel frattempo Michele tenta diverse volte di passare, anche togliendosi di dosso tutta l’attrezzatura. Niente! Non c’e’ nulla da fare. A questo punto, però, con lucida determinazione, Michele afferra un mazzuolo: è deciso a trasformare la strettoia in una galleria a colpi di martello, se necessario. Zairo lo aiuta (qui un importante documento filmato): in pochi minuti la strettoia è allargata di quel tanto che basta a Michele per passare: con un movimento deciso Michele si lancia dall’altra parte! E vai!! Possiamo proseguire tutti insieme!

Campo a -650

Facciamo il pozzo, la sala di crollo, la risalita e ci ritroviamo su quello che pomposamente si potrebbe definire un posto buono per il Campo Base: non e’ affatto buono, non e’ in piano, e’ tra due precipizi, è pieno di buchi e lontano dall’acqua. Comunque c’e’ solo quello e decidiamo di organizzare il campo li, a quota -650. Sono le 18 circa, siamo in grotta da 8 ore.  Sistemato il materiale, alcuni si dirigono verso la prosecuzione della grotta, altri vanno a cercare un po’ d’acqua, altri si riposano e mangiano qualcosa.

Inizia l’esplorazione: Zairo arma i primi passaggi scivolosi nel fango di una zona franosa. Poi un traverso conduce ad un primo pozzo, stimato da una trentina di metri, che viene armato da Andrea. Un altro pozzetto ed un traverso, per poi giungere ad un altro pozzo di circa 50 sotto una cascata d’acqua. Da li un meandro irregolare ed un nuovo pozzetto. L’altimetro segna -785 ma… dalla base del pozzo si intravede un ulteriore pozzo di 25 metri stimati. E’ la conferma che tutti aspettavano: Satanachia raggiunge la profondità di 800 metri e, intorno alle 4 di mattina di Domenica 25 Luglio 2010, diventa la grotta più profonda della Val Serenaia. Un grande risultato è raggiunto, lo sforzo di due gruppi speleo, dei loro membri e dei loro amici è stato premiato!!

Ma l’esplorazione si deve ancora una volta arrestare: sono finite le corde!!

Zairo al mini-hotel Satanàchia

La squadra esploratrice torna al Campo Base e si concede un meritato ristoro ed un altrettanto meritato riposo. Gli altri, che già hanno riposato, si avviano verso l’uscita per tranquillizzare gli amici fuori e dare la notizia del grande risultato raggiunto. Alle 18 di Domenica siamo tutti fuori, siamo rimasti in grotta più di 30 ore e siamo abbastanza provati, ma felici.

La serata si chiude al rifugio Donegani, davanti ad un piatto di tordelli, degno suggello di un fine settimana memorabile.

Lug 252010
 

Mic

Ciao a tutti! 

Due righe per darvi le ultime nuove sulle esplorazioni a Satanachia. 

Questo weekend scendiamo in forze nell’abisso lucchese. Andrea, Zairo, Marco, Michele (FdM), Ely, Vale, Ivy e Mic.   Dopo un bivacco esterno nei pressi del rifugio Orto Di Donna, ci ritroviamo la mattina di sabato intorno all’ingresso, un pò appesantiti dal materiale necessario per il campo interno. 

La discesa, comunque veloce nella parte superiore della cavità, prevalentemente verticale, è interrotta dalla presenza di un macigno in bilico sul primo pozzo sotto al P100. Quota -350 circa. Il  masso è da sempre stato lì minaccioso, ma almeno parzialmente consolidato, dalla presenza di altri sassi e sedimento. Evidentemente, durante l’ultima salita, la zona intorno al masso è stata stuzzicata. Adesso il pietruzzo, di massa stimata 150kg, è rimasto in bilico per 2 punti,  ed oscilla liberamente ad agni minima interazione, pronto a precipitare sul pozzo e sugli armi sottostanti. 

Pietruzzo parancato

Farlo rotolare in una posizione più stabile  si dimostra subito impraticabile, per cui lo infilziamo con un fix, e approntato un paranchino, ci decidiamo a recuperarlo verso la testa pozzo. La manovra, facilitata dalla manovalanza offerta dagli speleo che man mano arrivano alla base del pozzo, si dimostra divertente ed efficace.  

Pietruzzo a riposo

Pochi minuti dopo, il masso si trova comodamente e stabilmente parcheggiato in un anfratto vicino alla sommità del pozzo. 

La discesa continua. 

Un po’ di passasacchi nel meandro ed in breve guadagnamo la sala dove era rimasto il limite delle esplorazioni l’ultima punta. In mancanza di meglio, si stabilisce in questa zona un campo base. Una commissione esaminatrice della guida Michelin convocata per l’occasione, concede a “Hotel Satanachia” solo 2 misere stelle. Insomma, è una stamberga! Il pavimento è una frana incoerente. Una sorgente sfruttabile per l’acqua si trova a due pozzi di distanza, mentre gli stillicidi, fastidiosi, precipitano un pò dappertutto. Di sabbia neanche a parlarne. A difficoltà si riesce a creare un piano di piazzole biposto che necessiterebbero di innumerevoli strati di dormiben per potersi considerare “piatte”. Forse più fortunati sono Ivy e Mic dotati di amaca. La Ivy con riserve, perchè quello stronzo del suo fidanzato le ha piazzato l’amaca proprio sotto uno stillicidio pressante a la ha appesa ad una estremità con un nut. Naturalmente la Ivy del dado  non si fida per nulla e quindi, quando sarà il momento, piuttosto che dormire, passera tutto il tempo sdraiata con gli occhi spalancati ad attendere rassagnata il momento dello schianto (Una ragione in effetti c’è per la

sua diffidenza ma questa è un’altra lunga storia…) . 

Una squadra lascia subito il campo per continuare le esplorazioni. 

I primi ambienti non sono particolarmente invitanti, la galleria si può chiamare tale solo con licenza poetica . Frane, sezioni variabili, ancora frane. Serpeggiando fra i sassi e perdendo quota con dei passaggi

armati, finamenente si arriva alla sommità di un primo pozzo verticale.  P30  circa.  Bello.  Soprattutto perchè nella parte bassa si ritrovano i marmi e la roccia è pulita dall’acqua che in vari punti arriva dall’alto.

Segue un’altro pozzetto. Armiamo una dozzina di metri di traverso, per mantenerci lontani da un abbondante spruzzo d’acqua che arriva dall’alto a sommarsi al rivolo già presente. Siamo tornati nell’attivo. Ci vorrebbe una colorazione per confermarlo, ma, probabilmente, abbiamo ritrovato l’acqua che avevamo lasciato alla base della sala – vicolo cieco – oramai tre punte fà.

Una finestra nera ingoia il flusso d’acqua. Pozzone. Il Tori si getta all’inseguimento ed in men che non si dica, ci porta tutti alla base del pozzone, 40m circa, bellissimo. Di lì parte un meandrone, di sezione un pò confusa e stravolto in più punti da frane. 

Il meandro fa percorrere un centinaio di metri in pianta, una cordina per scendere un saltino,  un traversino. Finite le corde. Davanti a noi un pozzetto, stimato 25m. Alla base anche con gli errori introdotti dall’altimetro, siamo ad oltre 800m di profondità. L’aria nel meandro tira ancora decisa. Non c’è ragione di credere che Satanachia non ci lasci giocare ancora la prossima uscita… 

Mini-Hotel Satanàchia

Sono le cinque di mattina. Adesso non ci rimane che risalire al campo  e concederci  qualche ora di sonno .  Passato mezzogiorno, sonnacchiosi, si riparte ed intorno alle 18 della domenica siamo tutti fuori dalla grotta. 

La sosta al campo interno rende la risalita comoda e veloce. Siamo molto meno stanchi delle punte precedenti anche se in definitiva siamo stati dentro più di 30 ore. 

La ciliegina sulla torta alla bellissima uscita la mette la sosta al rifugio Donegani dove ci coccoliamo con un magnifico piatto di tordelli, conditi dall’ospitalità del rifugio e dagli assalti di Zairo alla

innocenza della figlia della rifugista…

That’s all folks! Alla prossima Mic

Lug 182010
 

Nasce nell’estate 2010, forse per la voglia di non sentirsi ancora speleologicamente inadeguati in progetti ambiziosi oppure per rimediare quella mancanza del menomille che ancora affligge la culla degli abissi apuani degli anni ’80, l’Arnetola, la storia della Buca della Carriola, sull’Alto di Sella, nel comune di Vagli.

18 luglio 2010: primo giorno di scavo, Mario Nottoli e la carriola.

18 luglio 2010: primo giorno di scavo, Mario Nottoli e la carriola.

Il sottoscritto infatti aveva da tempo in mente una buca sulle ripide pendici di quel monte, non un buchetto, una fessura, magari con aria come ne conosciamo tanti, ma una vera grotta, catastabile, dove si entra tranquillamente in piedi per diversi metri e che chiude in un pavimento di detrito, senza (apparentemente) un filo d’aria.

Molto interessante secondo me, molto meno per altri speleologi che sicuramente l’avevano vista. Difficile comunque trovare qualcuno disposto a farsi 4-500 metri di dislivello ripidissimi per andare a scavarci.

22 Agosto 2010: secondo weekend di scavo, l'ingresso della grotta

22 Agosto 2010: secondo weekend di scavo, l’ingresso della grotta

Bisognava rendere la cosa ancora più assurda, come il pensare di portarci una carriola, di quelle grandi, con lo scafo in plastica, il telaio in ferro e la ruota di Vespa per riuscire a convincere facilmente Mario Nottoli, il padre di tanti abissi d’Arnetola, a intraprendere l’iniziativa.

Arrivati all’ingresso con la pesante attrezzatura devo ammettere che la prima sensazione sia stata di delusione. Era passato del tempo infatti dal primo sopralluogo e i ricordi mi ingannavano: mi ricordavo una ventina di metri tra l’ingresso e il punto di scavo, distanza che rendeva la presenza della carriola fondamentale per movimentare ingenti quantità di materiali fino all’ingresso con rapidità e poca fatica. Ma i metri sono in realtà assai meno, circa un terzo. Mi sentivo l’idiota dell’anno…

22 Agosto 2012: si passa!

22 Agosto 2012: si passa!

Cominciammo comunque a scavare: a mano riempio le paiole nella parte bassa dove la volta si immerge nel detrito e le passo a Mario che le versa nella Carriola alle sue spalle e quando è piena rapidamente la conduce all’ingresso dove, senza fatica la vuota di sotto. Non siamo sul fondo di una dolina penso: il fondovalle è 600 metri più in basso, dovremmo averne di spazio per il materiale di scavo…

Alla fine della giornata ci rendiamo conto che sia pure in due abbiamo fatto un gran lavoro senza ammazzarci di fatica e che, alla fine, la carriola si era guadagnata la sua fetta di gloria ed io la reputazione.

22 Agosto 2010: inizio esplorazioni

22 Agosto 2010: inizio esplorazioni

Ma la cosa ben più importante è che fin dall’inizio dello scavo la fiamma dell’accendino si piega violentemente verso il basso se avvicinata fra la parete e il detrito: l’aria c’è eccome, ma come è ovvio a queste quote d’estate, entra nella grotta.
Quando cala la sera e abbandoniamo lo scavo (stanchi ma felici, si dice) un vuoto separa il detrito dalla volta in un lungo scivolo discendente.

22 Agosto 2010: il gruppo di scavatori all'ingresso

22 Agosto 2010: il gruppo di scavatori all’ingresso

All’uscita successiva Mario Nottoli non c’è. Al profeta dell’assurdo non interessa uno scavo normale che possa dare avvio ad un nuovo abisso. Resterà disponibile alla prossima missione impossibile.
Visto che il resto del gruppo è impegnato nell’esplorazione delle importanti prosecuzioni trovate alla Buca del Muschio in Serenaia io torno al buco sul Sella con gli amici del Gruppo Speleologico Lunense. Completiamo lo scavo e riusciamo ad entrare. Tutto sommato due uscite per aprire un buco che penso molti avessero giudicato improponibile non è affatto male.

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